Carlo Galetti è fra i 166 iscritti al primo Giro d’Italia, organizzato dalla Gazzetta dello Sport col sostegno del Touring Club Italiano. Partiranno in 103, Galetti ha il numero 28 sulla maglia. Finirà secondo alle spalle di Luigi Ganna per via dei punti assegnati in ogni tappa: uno al primo, due al secondo e così via. I distacchi non contano.
La corsa parte da Milano all’alba del 13 maggio e vi ritorna il giorno 30 dopo aver percorso, in otto lunghissime tappe intervallate da giorni di riposo, 2.408 chilometri. La prima frazione, la più lunga, raggiunge Bologna dopo 397 chilometri. Poco prima di mezzogiorno i diciotto fuggitivi, inclusi Ganna e Galetti, transitano da Padova con dieci minuti di vantaggio sugli immediati inseguitori. Petit Breton è in grave ritardo: è caduto e si è rotto un braccio a Peschiera. Il gruppo di testa si assottiglia col passare delle ore a causa del ritmo impresso da Rossignoli, Pavesi e Galetti. A Bologna Dario Beni conferma la sua fama di velocista imponendosi davanti al torinese Pesce, a Galetti, Ganna, Pavesi e via via tutti gli altri identificati a fatica dalla giuria per via della pioggia.
La seconda tappa comincia a modellare la classifica. Non parte Petit Breton, è fuori classifica Gerbi, una mandria di puledri travolge il gruppo a Rimini, a Chieti Cuniolo batte in volata Ganna (ottavo Galetti) che passa al primo posto in classifica. Lo perde a favore di Carlo Galetti nella terza tappa, da Chieti a Napoli, percorsa in gruppo per un terzo del tracciato, finché a Roccaraso rimangono al comando otto uomini, fra cui Galetti, Ganna e Rossignoli, seguiti a pochi minuti da Gerbi. La neve imbianca le cime dell’Appennino e soffia nelle valli un’aria fredda, ma non piove e la corsa fila via liscia. Si avvantaggiano (rinunciando alla sosta per il rifornimento) Rossignoli, Celli, Galetti e Chiodi, poi Galetti passa tutto solo a Santa Maria Capua Vetere, poco più di 40 chilometri all’arrivo. È già sera e la sua avventura solitaria è più volte messa in pericolo dagli spettatori che gli si stringono attorno lungo la strada, qualcuno per incoraggiarlo, qualcuno per spingerlo. Dall’auto della Giuria, una Itala, che lo tallona, qualcuno agita persino una frusta per allontanare gli zelanti. Alla fine Galetti è raggiunto dai due pavesi della Bianchi, Rossignoli e Canepari. Alla periferia di Napoli un piccolo gruppo di ciclisti si fa incontro ai corridori con biciclette infiorate. La volata è condotta imperiosamente da Rossignoli, che stacca Galetti di pochi metri, più nettamente Canepari. Galetti passa al comando della classifica e da quel momento la lotta si restringe fra lui e Ganna, undicesimo a Napoli. Il muratore varesino vincerà da dominatore le due tappe seguenti: a Roma (davanti a Oriani, staccati Rossignoli e Canepari, quinto Galetti) e a Firenze (davanti a Galetti, sorpreso dal suo allungo all’ultimo chilometro) consolidando il vantaggio in classifica. Rossignoli vince a Genova (secondo Galetti a cento metri, raggiunto per via del salto della catena quando sterza bruscamente per evitare una buca, mentre puntava da solo al traguardo e terzo Ganna), e Ganna a Torino (terzo Galetti).
L’ultima tappa, 206 chilometri da Torino a Milano, vede più volte in gioco il primo posto, perché Ganna fora a 70 chilometri dall’arrivo, insegue e fora di nuovo quando sta per raggiungere il gruppetto di testa in cui si trova Galetti che ha soltanto tre punti di distacco in classifica (e lo scavalcherebbe arrivando quattro posizioni prima di lui). Il nuovo inseguimento ha esito felice perché i fuggitivi sono bloccati da un passaggio a livello chiuso: Ganna li raggiunge proprio mentre transita il treno che aspettavano da diversi minuti.
La volata finale diventa decisiva. I due rivali si fronteggiano fino all’ultimo metro, alle spalle di Dario Beni che vince nettamente nella sua maglia bianca davanti a Galetti e Ganna, in maglia grigia. Galetti, che conduceva la volata, ha dovuto rallentare per evitare un cavalleggero che aveva perso il controllo della sua cavalcatura mentre si passava rasente il muro del cimitero di Musocco. Se la cava senza danni, tranne il fatto che fra passaggio a livello chiuso, cavallo imbizzarrito e Giro perso per due punti, dirlo imbronciato è un eufemismo.
A Galetti arrivano voci di aiuti non regolamentari a favore di Ganna e decide di inviare una lettera alla Giuria per denunciare che “nell’ultima tappa del Giro d’Italia tra Vercelli e Novara i corridori Brambilla e Bruschera, con macchina punzonata Giro d’Italia e in maglia Atala, avrebbero prestato aiuto e incitamento per diversi chilometri al corridore Ganna prestandogli quell’aiuto ed incitamento che sono severamente vietati dal regolamento (articolo 7)”. Il reclamo non ha alcun effetto. Anzi, la giuria deplora il gesto di Galetti che l’ha reso pubblico mentre era ancora in corso il giudizio.