(individuale)
Nella primavera del 1930, Carlo Galetti riprende in mano la bicicletta.
Alla soglia dei cinquant’anni e con un’attività industriale impegnativa, un tenore di vita da benestante, coi suoi ritmi e i suoi riti, nulla è più disdicevole dell’abitudine di affrontare le intemperie e farsi sconciare dalla fatica.
Ma la salute lo regge magnificamente, non ha mai smesso di condurre una vita rigorosa e può risalire in bicicletta senza sfigurare.
Il cronista della Gazzetta lo incontra sulla Riviera ligure mentre arriva in bicicletta da Milano, diretto a Varazze in casa Girardengo. Pensa ad una gita turistica del vecchio campione, poi scopre che è un allenamento perché vuole iscriversi alla Sanremo imminente.
Così, quando, alle cinque del mattino, il 30 marzo, Galetti compare in via Orefici, diretto al Bar Vittorio Emanuele dove gli iscritti alla Milano-Sanremo si devono recare per il controllo, prima di salire in bicicletta e raggiungere alla spicciolata la Conca Fallata, la folla che attende i corridori esplode in un fragoroso applauso nei suoi confronti. Ne avranno uno simile, poco dopo, solo il gruppo della Legnano che arriva con Alfredo Binda e quello in maglia grigia della Maino che accompagna Costante Girardengo, tornato lui pure alle corse, trentasettenne.
La giornata è piovosa, le strade fangose, ma la media resta elevata per l’accesa rivalità che oppone Costante Girardengo, campione maturo e Alfredo Binda, astro emergente; le rispettive squadre – i grigi della Maino e i blu della Legnano – li affiancano dal primo all’ultimo chilometro.
Fra i primi a movimentare la corsa compare Giovanni Pissarelli, milanese di Gaggiano, atleta della Gloria.
Galetti corre da individuale, ma non sfugge all’attenzione del pubblico, numerosissimo in ogni località. Quando passa da Arenzano, dove è posto il rifornimento dopo 161 chilometri, manca un minuto a mezzogiorno. Mezz’ora prima di lui è passato il gruppo dei migliori, composto da 24 corridori; poi ne sono transitati, in piccoli gruppi, altri 43.
Così la cronaca della Gazzetta: “… arriva sorridente e fresco il vecchio e glorioso Galetti che la folla attendeva con grande aspettativa per dirgli in modo spontaneo il suo ricordo affettuoso e la sua ammirazione”.
La volata finale sarà disputata dai tredici usciti dalla selezione sui Capi della Riviera; non c’è più Binda, che si è ritirato dopo l’ennesima foratura. Girardengo, superato Learco Guerra che l’ha condotto alla volata, è in testa ai 150 metri, ma viene rimontato da due giovani velocisti, Mara e Caimi che finiranno nell’ordine, e superato anche da Piemontesi e Di Paco.
Carlo Galetti ha corso per il piacere di rimettersi alla prova su un percorso della sua gioventù. Arriva al traguardo 57 minuti dopo il vincitore, in cinquantunesima posizione, avendo a ruota Battesini (all’esordio fra i professionisti, vincerà due gare nel corso della stagione). Lascia a un’ora e 17 minuti l’ultimo arrivato, il genovese Castagnoli.
Il suo arrivo non sfugge al pubblico degli appassionati, che lo applaudono a lungo mentre si allontana dal traguardo; non sfugge al cronista che “il suo volto pieno di rughe e di fango era raggiante”.