Le gare in linea dal 1906 al 1915
Nel 1906 Carlo Galetti firma un contratto con due Case produttrici di biciclette che lo supportano: l’inglese Rudge Whitworth, che già gli concedeva in uso una sua bicicletta e la OTAV (Officine Turkheimer Automobili e Velocipedi) che ebbe un rapido successo e un altrettanto rapido declino, tanto che chiuse i battenti nel 1908.
Di fatto Galetti è un professionista, ma corre ancora da individuale: non è ancora avvezzo al gioco di squadra, nessuno è disposto ad attribuirgli il grado di capitano. Ha preso moglie, Vincenzina Tonani, il 10 novembre 1904. Lei lo sprona a fare di più e meglio in bici, ad abbandonare le fatiche della tipografia per dedicarsi completamente alla pratica sportiva. È ancora poco noto, ma Carlo Galetti dell’Unione Sportiva Milanese sta per emergere.
È quarto il 15 aprile nella Milano-Domodossola vinta da Pierino Albini. Il 22 aprile è terzo a Novi Ligure, battuto nella volata a due per il secondo posto da Eberardo Pavesi. Giovanni Cuniolo, il vincitore, è già arrivato da tre minuti.
La prima vittoria in una grande competizione data 24 giugno 1906, nella Corsa Nazionale che muove alle 3 di notte dal Vigentino, alla periferia di Milano. Gerbi si porta in testa in vista di Alessandria, con lui Galetti, Ganna, Pavesi, Rossignoli e Ceretti. Poi il gruppetto si assottiglia, perde Pavesi, Ceretti e Rossignoli, quest’ultimo per foratura. I tre di testa rallentano e Rossignoli li raggiunge prima di Torino, mentre Pavesi rientra nell’attraversamento di Chivasso. L’arrivo è fissato a Milano in un recinto dell’Esposizione Universale, allestita alle spalle del Castello Sforzesco. Insidiose sono le curve a gomito che Pavesi e Gerbi affrontano a gran velocità. All’ultima curva, a 150 metri dal traguardo, i due si urtano: Pavesi rimane in sella, ma finisce contro le transenne e si disunisce mentre Gerbi vola in mezzo al pubblico. I tre che seguono fanno in tempo a frenare e Galetti taglia il traguardo davanti a Rossignoli, Pavesi, Ganna e Gerbi tornato in sella. Fortuna e non gloria, commentano in molti, ma da quella gara Carlo Galetti esce rinfrancato. Contano molto anche le banconote da cento lire elargite dai suoi entusiasti dirigenti, che gli consentono di lasciare il lavoro per allenarsi.
Una settimana dopo la vittoria a Milano, sfiora il raddoppio nella Coppa Val d’Olona messa in palio dal Velo Club Legnano. In fuga solitaria, viene raggiunto a 20 chilometri da Legnano da Luigi Ganna e riesce a contrastarlo fino all’ultimo metro: il varesino lo batte soltanto di mezza macchina.
Il 12 settembre Galetti mette a segno un’altra vittoria di prestigio nella seconda tappa e nella classifica finale della Milano-Bologna-Roma che esordisce quell’anno a cura della Gazzetta dello Sport e della Tribuna Illustrata. Si corre da Milano a Bologna il giorno 9, da Bologna a Roma il 12, per complessivi 683 chilometri. Partono da Milano, alle 7 della mattina di domenica 9 settembre, in venticinque: Cuniolo, Ganna, Galetti e Danesi in prima fila; Pavesi è in fondo, tutto in nero con un berrettino iridato; Gerbi col suo maglione rosso. Mancano i corridori romani, che aspettano a Bologna per prendere parte alla seconda tappa. Dopo 216 chilometri sulla pista dell’ippodromo Zappoli entrano sette corridori: vince Zanzottera davanti a Gerbi e Massironi. Buon ultimo in volata finisce Galetti. Due giorni di riposo poi la seconda tappa, da Bologna a Roma. La salita della Porretta, affrontata sotto un temporale con Gerbi in fuga solitaria, decide la corsa: molti si fermano, cercando riparo nei casolari lungo la salita. In caccia si pongono Cuniolo, Galetti e Ganna. In discesa Ganna, urtando contro un sasso, esce di strada e rischia di finire in un burrone. Galetti si ferma per aiutarlo a risalire. Ganna si ritira mentre Cuniolo prosegue nell’inseguimento allo scatenato Gerbi che sbaglia strada nei pressi di Firenze e si perderà. Cuniolo fora e viene raggiunto da Galetti. A 25 km dall’arrivo si aggancia ai due il romano Fortuna. Sui saliscendi del finale Galetti stacca prima Cuniolo, poi Fortuna e arriva solo. Dopo 468 chilometri appare freschissimo sotto il fango che lo ricopre.
Rimane al sud per vincere, il 20 settembre, con un altro arrivo solitario, la Roma-Napoli-Roma. Anche questa volta il grande favorito è Giovanni Gerbi, che attacca dai primi chilometri, con l’aiuto di Jacobini. A Napoli la coppia ha cinque minuti di vantaggio su Galetti e Rossignoli. Nella zona del Volturno, su strade pessime, Jacobini cede e Gerbi si trova senza energie. Galetti lo raggiunge e lo lascia sul posto; Gerbi si ritira e il piccolo campione vince in solitudine. Baiocco e Grammel, gli unici a concludere in tempo massimo, gli finiscono alle spalle a oltre tre ore.
L’11 novembre è alla partenza del Giro di Lombardia, 197 chilometri dal rondò di Loreto. Galetti corre in testa, dopo Lecco si trascina Ganna e Pavesi. Con loro Brambilla e Gaioni. Galetti aumenta l’andatura fra Erba e Como e uno dopo l’altro cedono tutti, tranne il sorprendente Brambilla che a Varese lo tallona a qualche decina di metri. Il vantaggio di Galetti aumenta e poi improvvisamente diminuisce quando, molto assetato, riceve da uno spettatore una mezza bottiglia di cognac. L’alcool gli taglia le gambe, Brambilla lo raggiunge. Procedono insieme, poi a due chilometri dal traguardo Galetti si accorge di avere bucato; non si ferma, finge di nulla, ma nel giro di pochi minuti la gomma si affloscia e il cerchione striscia a terra. Brambilla se ne accorge e se ne va. Galetti spinge come può e mantiene il secondo posto, a pochi secondi dal vincitore.